da Emanuela Massardi | Lug 1, 2017 | 10settimanedisadhana, Laboratori, Meditazioni, Yoga

Yoga su due piedi
Stamane dopo la mia pratica , decido di giocare un pò con il corpo.
Quasi, quasi mi faccio qualche scatto negli asana avanzati (oggi mi sento social) Poi mi chiedo perché?
Una domanda che mi faccio sempre più spesso sarà che fra poco compirò 50 anni?
Non è questo che amo dello yoga che voglio passare mi torna alla mente una frase di Iyengar:
“Prima di stare sulla testa impara a stare sui piedi”
Troppo semplice credere che lo yoga sia stare a testa in giù:
non sarebbe rispettoso nei confronti dello yoga e del mio percorso.
Delle frustrazioni , dei pianti, del vedere nuovi aspetti di me che ho sempre scelto di non vedere, accettarli per accogliere me stessa nella totalità
Ma amo il fatto che lo yoga sia nella vita.
Nei miei opposti e l’accettazione di essere giorno e notte.
Nell’essere forte/vulnerabile.
Nell’armonia nonostante sia calma/vivace.
Coerente/nell’incoerenza.
Accettare che sono anche ciò che non mi piace negli altri.
Accolgo in me tutte queste note discordanti.
Trasmutando il tutto in meravigliosa armonia questa pazza vita
Ecco cos’è per me lo yoga.
L’unione di queste note opposte e discordanti , è luce, verità.
Lo spartito di note meravigliose che si uniscono formando la sinfonia della mia vita .
In un unica silente armonia
Namaste
Emanuela
da Carlotta Lorandi | Gen 27, 2015 | 10settimanedisadhana, Yoga
Samadhi siddhih ishvarapranidhana | Patanjali Yogasutra 2.45
Colui che porta la divinità nella propria vita ottiene la più grande liberazione, la felicità assoluta.
Ishvara Pranidhana è l’ultimo Nyama descritto da Patanjali. Terminano così le dieci linee guide dello stile di vita Yoga e forse questo ultimo passo è quello che più richiede tempo e sforzo per essere integrato nella nostra quotidianità.
Per me è un tema particolarmente importante. Quando nel 2011 sono andata in India per la formazione insegnanti Yoga Vidya con Swami Ananda avevo appena perso un carissimo amico e sentivo che era il momento di dare almeno una possibilità all’esistenza di un piano, di qualcosa di più grande che in qualche modo influisce sulle nostre vite. E ho scoperto la spiritualità umana, semplice, concreta. Con ben poco di facciata e molto di quotidiano e psicologico. L’argomento è vasto, in questo articolo voglio toccare alcuni dei punti essenziali su come agisce la nostra mente, come agisce Ishvara, la divinità, perché e come è essenziale portare la divinità nella nostra vita.
Le aspettative sono soddisfatte, la vita è bella. Se non lo sono la vita è un inferno.
Questo è il pensiero base che regola la nostra “felicità”. Quando tutto funziona secondo uno modello che per me corrisponde alla felicità allora sto bene. Se il mondo inizia a non essere più accordato secondo quel modello entro in crisi. Questo modello sono le aspettative: un insieme di gusti, convinzioni, condizionamenti che ci portiamo sulle spalle dall’infanzia (e da chissà quante vite), e che per comodità chiameremo ego. Qualcuno pensa che la libertà sia soddisfare completamente le nostre aspettative e gusti, è una bella illusione dal momento che ogni aspettativa non è scelta da noi ma è un condizionamento che ci è stato trasmesso. Tutti abbiamo aspettative e sono fondamentali, faremmo ben poco se non ci aspettassimo dei risultati. Qui stiamo dicendo: attenzione a far dipendere la tua felicità dalle aspettative che hai intorno al mondo. La cosa diventa interessante quando parliamo della nostra relazione con gli altri e gli altri non si accordano alle nostre aspettative. Come scegliamo di agire? Scegliamo il comfort (le aspettive) o la crescita?
La divinità è il nostro backup
La relazione principale, quella che ci fa capire come ci relazioniamo con gli altri è quella con la divinità. Perchè relazionarsi con Ishvara? Che ruolo ha? In questo video Swami Ananda usa una bellissima metafora:
Immaginate che stiate tenendo un corso, vi faccio l’esempio dell’India, in cui come sapete la corrente fluttua, va via facilmente. In quel corso non c’è un backup, un generatore di corrente di scorta. Pensate all’organizzatore, che anche se è fisicamente seduto a far lezione dov’è la sua mente? Si starà preoccupando che la corrente potrebbe andar via da un momento all’altro. Fisicamente sarà lì, ma non sarà in grado di insegnare. Immaginate invece che ci sia un backup, sarete in grado di rilassarvi o no? Ishvara, la divinità, è il nostro backup. Che lo accettiate o no ishvara è il nostro backup, dipende da voi saper accedere al vostro backup, sapere come usarlo.
Più ci relazioniamo con Ishvara nella nostra vita più saremo rilassati. Come relazionarsi ad Ishvara? Lo vedremo meglio nell’ultimo punto, la gratitudine. Prima c’è ancora un concetto da chiarire.
Non ho potere sul risultato delle azioni
Più porto lo Yoga nella mia vita più un concetto diventa chiaro e lampante ogni giorno: non ho alcun potere sui risultati delle azioni. Non è più così immediato quel legame azione=reazione causa=conseguenza. Ogni azione non implica più la reazione, il risultato, così come me lo immagino nella mia testa. Nella Baghavadgita questo concetto è espresso a lungo e vi consiglio questo articolo sul blog di Yoga Vidya Italia per approfondirlo. Compiere ogni azione sapendo che i frutti non dipendono da noi.
Una questione di gratitudine
Tutto questo non è semplice. Richiede di mettere in profonda discussione il potere che pensiamo di avere sul mondo ed il controllo che l’ego vorrebbe esercitare su tutto. Eppure è così. Fai il tuo dovere, compi le tue azioni per la gioia di farle, ma i risultati non sono scontati e non dipendono da te. Da chi dipendono quindi? Dalla divinità. Il successo, il fallimento, gli incontri e gli addii, la gioia e il dolore sono tutti doni, relazionarsi con la divinità è portare la gratitudine per questi doni nella nostra vita. E solo a scriverne mi si apre un pò il cuore.
Ishvara Pranidhana nelle lezioni di Yoga
Cantando OM dedichiamo la nostra pratica alla divinità. Quando facciamo pranayama dedichiamo ogni inspiro ed ogni espiro alla divinità con il trattenimento. Così come gli asana quando praticati con leggerezza e armonia, senza fissare la mente sull’obbiettivo di “prendere una posizione” ma godendosi il viaggio.
Cos’è
10 settimane di Sadhana? Sadhana in india significa disciplina spirituale ed indica l’insieme di quelle pratiche, studi e riti svolti con dedizione e regolarità per raggiungere Moksha: il riconoscimento della propria natura divina. La sadhana che viene qui praticata si ispira ai 10 yama e nyama di Patanjali, i divieti e le osservanze dello stile di vita yoga. Ogni settimana viene affrontato uno di questi temi cercando di portarlo anche fuori dalla sala di pratica ed utilizzando la nostra vita quotidiana come laboratorio.
da Carlotta Lorandi | Nov 11, 2014 | 10settimanedisadhana
Cos’è 10 settimane di Sadhana?
Sadhana in sanscrito significa disciplina spirituale ed indica l’insieme di quelle pratiche, studi e riti svolti con dedizione e regolarità per raggiungere Moksha: la liberazione, il riconoscimento della propria natura divina, la felicità ultima. Il sadhaka è colui che in modo consapevole applica mente ed intelligenza in una serie di pratiche volte ad ottenere un fine spirituale. Sadhana è prendere un impegno con sé stessi.
La sadhana che viene qui praticata si ispira ai 10 Yama e Nyama di Patanjali, i divieti e le osservanze dello stile di vita yoga. Ogni settimana viene affrontato uno di questi temi cercando di portarlo anche fuori dalla sala di pratica ed utilizzando la nostra vita quotidiana come laboratorio.
In questo percorso ho scelto di utilizzare i temi di Yama e Nyama come pratica quotidiana di Yoga anziché di soli asana per rispettare la tradizione di questa disciplina. Patanjali negli Yoga Sutra ha voluto sottolineare l’importanza dello Yoga nello stile di vita prima che nell’esecuzione di posizioni come passaggio fondamentale nel percorso di ogni yogi. Asana senza Yama e Nyama non è Yoga. Così come il pranayama senza aver fatto asana e solo respirazione, non pranayama, etc. Sono 8 i passi di questa disciplina, saltarne alcuni significa snaturarla, è come costruire una casa senza fondamenta.
Oltre che il rispetto nei confronti della disciplina sono convinta che la teoria, la psicologia e la filosofia dello Yoga abbiano davvero tanto da offrire, nel quotidiano e sia un vero peccato limitare il nostro Yoga alla pratica di posizioni: in modo semplice il nostro sguardo viene reso più profondo ed attento a ciò che accade nella nostra vita, insieme alla parte pratica aiuta a togliere quella nebbia, le convinzioni limitanti, in sanscrito avidya, l’ignoranza, che ci impedisce di vedere la realtà.
Yoga significa unione tra il sé individuale ed il sé cosmico, un percorso che consapevoli o meno, tutti stiamo percorrendo, questa è la realtà che dobbiamo scoprire. A piccoli passi, graduali, partendo dalla base: come ci comportiamo nella nostra vita quotidiana.
Patanjali parla di 10 concetti: 5 Yama, le osservanze, e 5 Nyama, i divieti. Potete trovare tutti gli approfondimenti a questi link:
Qui invece il programma delle 10 settimane da scaricare:

I social ci aiutano nella nostra pratica come scambio e fonte di ispirazione 😉 oltre che pubblicare gli aggiornamenti qui sul blog ci confrontiamo nel gruppo Facebook del Centro Atman – gruppo approfondimenti.
Buona pratica a tutti.
da Carlotta Lorandi | Mag 26, 2014 | 10settimanedisadhana |
Svadhyaya: Lo studio di e del Sè.
Svadhyaya è il penultimo Nyama descritto da Patanjali negli Yoga Sutra. E’ un dovere che dobbiamo prendere verso noi stessi: studia con curiosità te stesso, il mondo, accogli ogni persona nella tua vita come un Maestro e ricerca la verità.
Abbiamo visto in Tapas come sia fondamentale disciplinare la nostra mente per “smussare” i nostri preconcetti, gusti, preferenze in modo da aprirci al mondo ed uscire dalla nostra zona di sicurezza.
Ora con Svadhyaya il messaggio è proprio: fai un salto oltre il confine della tua personalità e del tuo sguardo, inizia a vedere innanzitutto te stesso in un modo diverso, studia te stesso.
Vanda Scaravelli scrive:
“Yoga è un processo vivente che cambia istante dopo istante. Dobbiamo vivere con questo processo giorno e notte, sentirlo in ogni momento della nostra esistenza: osservando mentre mangiamo come mangiamo, quando camminiamo come camminiamo, mentre parliamo come e cosa diciamo. Essere consci dello stato della colonna vertebrale quando siamo seduti, dei movimenti della mente mentre pensiamo, perché stiamo pensando e cosa pensiamo seguendo i nostri pensieri nell’operazione”.
Studiare se stessi è una ricerca verso l’autenticità. Togliamo schemi e convinzioni che non ci appartengono per lasciar emergere la nostra vera essenza.
Nelle lezioni di Yoga sperimentiamo come finché ci costringiamo ad entrare in una posizione in modo rigido o perfetto secondo gli standard di qualcun altro la pratica può essere positiva per alcuni aspetti, ma niente rivoluziona il nostro modo di praticare come trovare il nostro percorso o scorciatoia per entrare in una posizione.
Lo diciamo sempre, è inutile abbattersi se una posizione non riesce, fidati che c’è il modo perfetto per te per arrivarci. Sperimenta, esprimi te stesso, divertiti e allora accade qualcosa di magico.
Riconosci la Bellezza, ti specchi realmente in questa pratica millenaria, la mente e le sue manie di perfezione vengono messe per un momento a tacere e sei libero.
Svadhyaya è un eterno sguardo sul mondo da studente.
Essere un principiante nella vita ti da una grande occasione: essere ricettivo, vivere nel movimento anziché nella rigidità e nei preconcetti, lasciarti influenzare ed ispirare, cogliere ogni persona come tuo Maestro, senza piedistalli o con atteggiamenti male-adoranti (bellissima espressione di Brizzi), ma con uno sguardo rivolto alla tua crescita ed al tuo movimento interno.
Questa settimana (l’articolo è stato pubblicato a Maggio 2014) ospiteremo Swami Ananda Chaitanya il quale insiste spesso sulla figura del Maestro. Spesso ricerchiamo un Maestro che ci risolva i problemi, qualcuno da mettere su un piedistallo, che ci dia una formula magica e che funga di figura paterna.
Il messaggio di Swamiji è: io non sono un “Padre” che vi risolve i problemi, sono in insegnante, trasmetto ciò che il mio maestro ha trasmesso a me ed il suo a lui e via dicendo per lunghe generazioni di Yogi, “faccio il tifo” per la vostra crescita ma sta nel vostro approccio il vero cambiamento.
Essere studenti apre infinite opportunità nella nostra vita, accettare il “movimento” e sciogliere le nostre rigidità fa parte di questo entusiasmante gioco.
Cos’è
10 settimane di Sadhana? Sadhana in india significa disciplina spirituale ed indica l’insieme di quelle pratiche, studi e riti svolti con dedizione e regolarità per raggiungere Moksha: il riconoscimento della propria natura divina. La sadhana che viene qui praticata si ispira ai 10 yama e nyama di Patanjali, i divieti e le osservanze dello stile di vita yoga. Ogni settimana viene affrontato uno di questi temi cercando di portarlo anche fuori dalla sala di pratica ed utilizzando la nostra vita quotidiana come laboratorio.
da Carlotta Lorandi | Mag 26, 2014 | 10settimanedisadhana
“kaya indriya siddhih ashuddhi kshayat tapasah”
Attraverso l’allenamento e la disciplina dei sensi avviene la distruzione delle impurità della mente e , di conseguenza , la maestria e ed il perfezionamento verso il corpo e gli organi di senso e di azione della mente . | Patanjali “Yoga Sutra”
Tapas è disciplina e fatica .
E’ scontrarsi con la dimensione della sofferenza e Patanjali ne parla subito dopo aver affrontato SAMTOSA , la gioia a cuor leggero , la fiducia e l’accogliere con grazia tutto ciò che entra nella nostra vita .
Preparando il tema di Tapas riguardavo un video di Swami Ananda Chaitanya in cui dice “Nessuno cammina sui petali di rose” . Tutti affrontiamo la sofferenza e superarla traendone insegnamento è ciò che chiamiamo crescita .
Tapas è il dolore come Maestro . E’ la convinzione che uscire dalla nostra zona di sicurezza può far male ma ci farà crescere .
Allora il nostro atteggiamento nei confronti della vita diventa attivo e libero . Possiamo aspettare che le “disgrazie” accadano nella nostra vita e lasciarci tramortire o utilizzare uno sguardo nuovo . Quando nella nostra vita accade qualcosa che ci butta a terra è sano lasciare che per un pò la nostra mente ed il nostro corpo si prendano una “pausa” e si lascino scuotere dal dolore . Lo chiamo l’abbrutimento , è giusto ma dobbiamo aver sempre chiaro che è solamente un periodo . Proprio in quei momenti lo yoga insegna a non perdere la speranza che anche questo passerà e che se accade è per insegnarci qualcosa ed in quanto tale prendiamo anche questo dolore come una benedizione .
Alla fine Tapas altro non è che il coraggio di non essere vittime .
Da un punto di vista più vicino alla pratica e alla psicologia dello Yoga Tapas è disciplinare la mente . Lo diciamo spesso , la mente è una scimmia che salta di albero in albero seguendo tutti i suoi desideri ed evitando tutto ciò che la disgusta o che le fa paura . Se diamo troppa corda a questa scimmia ci può far diventare pazzi !
Tapas sono quelle tecniche che tengono a freno , educano e gestiscono i nostri desideri e repulsioni . Identifichiamo noi stessi con i nostri gusti , le nostre paure , le cose che ci fanno piacere o dispiacere . Nello Yoga queste sono illusioni e finché assecondiamo in modo automatico i desideri e le paure della mente siamo infelici e bloccati . E’ solo quando riusciamo ad andare oltre i nostri “gusti” che accade qualcosa di magico .
Preparare la mente ad uscire dalla zona di sicurezza.
Un piccolo esempio nella vita quotidiana è quando finalmente seguiamo il consiglio di quell’amico con gusti così diversi dai nostri riguardo un libro , un disco , un ristorante e ce ne innamoriamo . La magia accade quando usciamo dalla nostra zona di sicurezza , dai nostri gusti , dall’idea “questo non fa per me” . Ma prima di questo ( che sarà il prossimo Nyama ) dobbiamo aver ben chiaro che i nostri gusti sono illusori e che spesso sono solamente un peso . Tapas è disciplinare e prendersi gioco dei nostri piaceri e repulsioni , è ridere dell’immagine che abbiamo di noi stessi . Molti Yogi in India mescolano nello stesso piatto i diversi cibi serviti nei pasti : educano anche in questo modo la loro mente che non si attaccherà troppo al sapore di una certa verdura ed al profumo di una spezia .
Disciplinare la mente per aprirsi un nuovo mondo di possibilità , questo è infine Tapas .
TAPAS NELLA VITA QUOTIDIANA
Il punto qui sono proprio i nostri desideri e le nostre repulsioni . Per praticare questo Nyama nella vita quotidiana possiamo scegliere tra cibo , vestiti , programmi , musica perché sono proprio i nostri gusti a essere messi sotto esame . Scegliamo una cosa che non ci piace mangiare , fare , guardare o ascoltare e facciamola rientrare nella nostra routine quotidiana per una settimana con l’intenzione chiara di gestire la nostra mente e non assecondarla in tutto .
TAPAS NELLA PRATICA .
Yoga è Tapas . O meglio , il pranayama (Esercizi di gestione del praia attraverso il respiro ) è Tapas . Gli esercizi di respirazione sono la parte meno piacevole dello yoga , dobbiamo respirare in modo consapevole e diverso rispetto al solito , gli occhi sono chiusi , la mente insegue i pensieri . Inizialmente il pranayama è una vera tortura ! Con la pazienza però la nostra mente calma i suoi pensieri e noi finalmente … respiriamo . Abbiamo praticato Tapas attraverso l’esecuzione di 27 saluti al sole , una prova che ha sfidato mente e corpo e qui voglio ringraziare tutti i praticanti , mettersi in gioco quando quello che ci viene proposto suona faticoso e poco piacevole è dura e non è da tutti . Siete un’ispirazione e siete Yoga .
MANTRA PER TAPAS
Anche questo passerà
La mente mente .
Mente scimmia .
C’è un espressione inglese , NO PAIN , NO GAIN : nessun dolore , nessun risultato . Può aiutare nei momenti di dolore perché ci ricorda che la sofferenza è Maestra . Quest’espressione è però da evitare nella pratica, ricordate che il corpo che urla di dolore è un corpo che soffre e non porta a nessun risultato importante . Mantenete sempre la com-passione nei confronti del vostro corpo !
Cos’è
10 settimane di Sadhana? Sadhana in india significa disciplina spirituale ed indica l’insieme di quelle pratiche, studi e riti svolti con dedizione e regolarità per raggiungere Moksha: il riconoscimento della propria natura divina. La sadhana che viene qui praticata si ispira ai 10 yama e nyama di Patanjali, i divieti e le osservanze dello stile di vita yoga. Ogni settimana viene affrontato uno di questi temi cercando di portarlo anche fuori dalla sala di pratica ed utilizzando la nostra vita quotidiana come laboratorio.
da Carlotta Lorandi | Mag 8, 2014 | 10settimanedisadhana
SAMTOSA: Il secondo Nyama di Patanjali negli Yoga Sutra
Dall’essere appagati scaturisce la felicità .
Patanjali | Yoga Sutra .
I diversi significati di Samtosa: felicità e desideri
Il secondo Nyama racchiude diversi concetti : la gratitudine , l’accettazione , l’accontentarsi .
Forse proprio il fatto che la traduzione con il termine accontentarsi abbia una sfumatura negativa rende questo termine sanscrito così sfaccettato .
Accontentarsi significa “essere contenti con meno di ciò che si desiderava” .
Il punto sta proprio in quel “meno di ciò che desideriamo” . Patanjali qui suggerisce di osservare i nostri desideri e soprattutto le nostre aspettative .
Carichiamo obbiettivi e desideri di aspettative riguardanti la nostra felicità e quando le cose non vanno come ci eravamo immaginati beh…succede un finimondo .
Volgendo accontentarsi in un’accezione positiva potremmo dire :
Sentiti appagato in questo momento godendo di ciò che sta accadendo , di chi ti circonda , cosciente che tutto potrebbe cambiare in un istante e se lo farà lo affronterai perché la felicità risiede solo in te stesso . Tutto ciò che arriverà sarà comunque una benedizione anche se non si accorda con le tue aspettative .
Una storia su Samtosa
C’è questa bellissima storia che più di tante parole racchiude il significato di Samtosa
“Un uomo che viveva sulla frontiera settentrionale della Cina era abile nell’interpretare gli eventi .
Un giorno , senza alcuna ragione , il suo unico cavallo scappò oltre il confine inseguendo i nomadi senza possibilità di essere recuperato . Ogni abitante del villaggio cercava di consolarlo , ma lui ripeteva : ” Che cosa vi rende così sicuro che questo non sia una benedizione ? “
Alcuni mesi dopo il suo cavallo tornò , portando uno splendido stallone selvaggio . Tutti si congratularono con lui , ma lui disse: ” Che cosa vi rende così sicuri che questo non sia un disastro ? “
La sua famiglia ora aveva un bel cavallo in più e suo figlio amava cavalcarlo . Un giorno cadde e si ruppe l’anca . Ognuno cercava di consolarlo , ma suo padre disse: ” Che cosa ti rende così sicuro che questo non è una benedizione ? “
Un anno dopo i nomadi arrivarono minacciosi oltre il confine , e ogni uomo giovane ed in forze prese il suo arco e andò in battaglia . Gli abitanti persero nove dei dieci uomini inviati a combattere . Solo perché il figlio ferito non poteva combattere essi sopravvissero prendendosi cura gli uni degli altri . In verità , la benedizione si trasforma in disastro ed il disastro in benedizione :i cambiamenti non hanno mai fine né possiamo interpretarne i misteri”.
Se succede bene, se non succede meglio.
E’ lo sguardo fissato unicamente sul risultato , sull’obiettivo a generare frustrazione ed infelicità .
Swami Ananda ripete spesso una frase che è così liberatoria : If it happens good , if it doesn’t happen …. BETTER !
Se succede bene , se non succede meglio ! .
Amo ripeterla perché è un modo per formulare ed aver chiari i miei desideri ed obbiettivi ma a cuor leggero . Mi godo il percorso per mettere in pratica un’idea ma se poi non funziona … meglio !
Samtosa è un atteggiamento di leggerezza e grazia , di non attaccamento e soprattutto fiducia che tutto ciò che avviene nella nostra vita , anche inaspettato o doloroso , ha in qualche strano modo un suo senso ed una sua bellezza . Un piccolo pezzo di un puzzle che ancora non riusciamo a vedere nella sua interezza ma in cui abbiamo fede .
Questa è per Patanjali la felicità .
MANTRA PER SAMTOSA
Se succede bene , se non succede meglio
La benedizione si trasforma in disastro ed il disastro in benedizione
SAMTOSA NELLA VITA QUOTIDIANA
I piccoli piaceri quotidiani sono proprio quelli che facciamo per il gusto di farli , senza obbiettivi o risultati materiali . Prova a fare qualcosa che solitamente non ami fare (guidare , fare la spesa , qualsiasi cosa) con questo atteggiamento …senza ansia e cuor leggero .
SAMTOSA NELLA PRATICA .
Stiamo praticando questa gioia a cuor leggero attraverso le estensioni , quelle posizioni che aprono il nostro cuore e riempiono la mente di grazia e felicità . Per me lo yoga è uno di cui piaceri fatti senza obbiettivi anche se spesso casco nel caricare la mia pratica di aspettative verso una particolare posizione o nel voler avere più elasticità etc . Quando partono queste aspettative non c’è niente di meglio che, anziché praticare con una sequenza in mente , aprire il tappetino e semplicemente stare seduta , senza far nulla , ad ascoltare il mio respiro . Anche questo è Yoga .
Cos’è
10 settimane di Sadhana? Sadhana in india significa disciplina spirituale ed indica l’insieme di quelle pratiche, studi e riti svolti con dedizione e regolarità per raggiungere Moksha: il riconoscimento della propria natura divina. La sadhana che viene qui praticata si ispira ai 10 yama e nyama di Patanjali, i divieti e le osservanze dello stile di vita yoga. Ogni settimana viene affrontato uno di questi temi cercando di portarlo anche fuori dalla sala di pratica ed utilizzando la nostra vita quotidiana come laboratorio.